Banner
Acque di transizione

A partire dal 2002, l'Agenzia ha condotto il monitoraggio dei laghi costieri campani (Fusaro, Miseno, Lucrino, Patria), acquisendo dati analitici relativi ai parametri chimico-fisici, biologici ed ecotossicologici, ai fini della classificazione qualitativa delle acque di transizione e per ottenere la base conoscitiva finalizzata allo studio dell'evoluzione ambientale di questi ecosistemi.

Il monitoraggio ai sensi del DLgs n. 152/1999, iniziato con lo studio del lago Fusaro nel 2002, è stato successivamente esteso ai laghi Miseno, Patria e Lucrino, individuando siti di monitoraggio più significativi e rappresentativi, al fine di valutare i fattori di stress antropico. Nel corso del decennio 2003-2012, malgrado il carattere non sempre sistematico delle attività e con l'eccezione del Lago Patria per il quale, tranne che per prelievi occasionali, il monitoraggio è stato interrotto dal 2006 al 2012, per le lagune costiere sono stati eseguiti campionamenti mensili delle acque, con punti di prelievo ubicati sia in corrispondenza delle foci, in quanto esse rappresentano le zone che risentono maggiormente dell'azione vivificatrice del mare, sia a centro lago, in quanto area di raccolta di tutti gli apporti e immissari, sia, infine, in particolari zone critiche, quali ad esempio quelle interessate da presenza di scarichi o di collettori pluviali.

A far data dal 2013, in accordo con le individuazioni dei corpi idrici di transizione effettuate dal Piano di Tutela delle Acque della Regione Campania e dal Piano di Gestione delle Acque del Distretto Idrografico dell'Appennino Meridionale, l'ARPAC ha avviato le attività di monitoraggio delle acque di transizione recependo progressivamente la nuova disciplina delineata dal Testo Unico Ambiente Dlgs 152/2006 e dagli allegati tecnici DM 131/2008, DM n.56/2009, DM n.260/2010 e DLgs n. Leggi tutto

172/2015.

In Campania, sulla base di descrittori geomorfologici ed idrologici definiti dalla normativa, sono stati individuati n. 5 corpi idrici di transizione, attribuiti a n. 2 distinte tipologie di acque di transizione: lagune costiere e foci fluviali. Rientrano nella prima tipologia di acqua di transizione individuate nel PGA le lagune costiere del litorale flegreo-domitio: Lago Fusaro, Lago Miseno, Lago Lucrino e Lago Patria. È stata attribuita invece alla seconda tipologia di acqua di transizione la Palude dei Variconi, ubicata alla foce del Fiume Volturno. Per i n. 5 corpi idrici di transizione, nel piano di monitoraggio 2013/2014, l'ARPAC ha delineato una Rete costituita complessivamente da n. 23 siti di monitoraggio, successivamente ottimizzati a 12 dal sessennio 2015/2020 a quello 2021/2026 eliminando i siti profondi di centro lago considerate le limitate profondità degli specchi d’acqua. In corrispondenza dei siti di monitoraggio della Rete, l'ARPAC effettua il monitoraggio degli elementi di qualità biologica e degli elementi chimico-fisici, secondo le modalità operative previste dal DM n.56/2009 e ai fini della classificazione dello Stato delle acque secondo i criteri definiti nel DM n.260/2010 e nel DLgs n. 172/2015. Gli elementi di qualità biologica da rilevare sono rappresentati da macroinvertebrati bentonici, macroalghe e fanerogame e fauna ittica (il fitoplancton viene monitorato quale elemento a scopo conoscitivo). Ciascuno degli elementi di qualità biologica è monitorato secondo le metodiche codificate da ISPRA, IRSA-CNR ed ENEA, che consentono la valutazione dello Stato Ecologico del corpo idrico di transizione attraverso una combinazione di indici e sistemi di classificazione specifici: l'indice E-MaQI o l'indice R-MaQI per macroalghe e fanerogame, l'indice M-AMBI per i macroinvertebrati bentonici. Per fitoplancton e fauna ittica, non facendo riferimento la normativa a nessun indice specifico, si fa riferimento agli specifici Protocolli per il campionamento e la determinazione degli elementi di qualità biologica e fisico-chimica delle acque di transizione pubblicati da ISPRA.

Gli elementi di qualità chimico-fisica da monitorare sono rappresentati dai parametri di base che consentono un bilancio dell'ossigeno e dei nutrienti per un'integrazione nella valutazione dello Stato Ecologico, nonché di un sottoinsieme di sostanze pericolose prioritarie e non prioritarie per la valutazione dello Stato Chimico. Il monitoraggio di tutti gli elementi di qualità biologica e chimico-fisica sarà progressivamente portato a regime dall'Agenzia nel corso del sessennio 2021-2026 con l’integrazione dei test ecotossicologici.

Nascondi

In attuazione della Direttiva 2000/60/CE, che ha istituito un quadro coerente ed efficace per le azioni da adottare in materia di acque in ambito comunitario, sono state emanate norme nazionali che ne recepiscono le finalità di tutela e protezione delle risorse idriche e gli indirizzi orientati ad usi sostenibili e durevoli delle stesse.

Il DLgs n.152/2006 "Norme in materia ambientale" dedica la Parte Terza dell'articolato (dall'Art.53 all'art.176), corredata da n.11 Allegati tecnici, alla tutela delle acque dall'inquinamento e alla gestione delle risorse idriche, correlandole alla difesa del suolo e alla lotta alla desertificazione. I successivi Decreti attuativi hanno progressivamente contribuito a delineare un quadro normativo radicalmente rinnovato.

Il DM n.131/2008 ha definito i criteri tecnici necessari alla individuazione, tipizzazione e caratterizzazione dei corpi idrici superficiali, risultante da una dettagliata analisi delle pressioni.

Il DM n.56/2009 ha delineato la nuova disciplina tecnica del monitoraggio dei corpi idrici superficiali e l'identificazione delle condizioni di riferimento.

Il DM n.260/2010 ha definito i nuovi criteri di classificazione dello stato ecologico, chimico ed idromorfologico dei corpi idrici superficiali, attraverso l'impiego di un insieme di nuovi indicatori ed indici, che ne sintetizzano lo stato e ne misurano lo scostamento dalle condizioni di riferimento.

Il DLgs 172/2015, di attuazione della direttiva 2013/39/UE, che modifica le direttive 2000/60/CE in merito alla presenza delle sostanze prioritarie nel settore della politica delle acque, ha infine regolamentato il monitoraggio delle sostanze prioritarie ritenute pericolose e non pericolose per l'ambiente. Questa norma introduce nuovi parametri da ricercare con standard di qualità più bassi ed introduce il monitoraggio del Biota tra le matrici da indagare. Sostanzialmente sostituisce le tabelle 1/A ed 1/B del DM n.260/2010 incidendo sulla scelta dei profili analitici da adottare per il monitoraggio chimico delle acque superficiali.

Il quadro normativo prevede che la tutela efficace e la corretta gestione delle risorse idriche siano oggetto di pianificazione settoriale, di competenza delle Regioni e delle Autorità di Bacino, rispettivamente per le scale regionali e di distretto idrografico, attraverso la predisposizione dei Piani di Tutela delle Acque e dei Piani di Gestione delle Acque.

Il Piano di Tutela delle Acque (PTA), adottato dalla Regione Campania revisionato nel 2019 e tuttora in fase di approvazione, ha censito i corsi d'acqua, i laghi e gli invasi, le acque di transizione e le acque marino-costiere di interesse alla scala regionale, ovvero con caratteristiche ed estensioni superficiali significative ai sensi della norma.

Nel dicembre 2020 l’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino Meridionale ha adottato il Progetto di Piano che costituisce i secondo aggiornamento al PGA: Piano di Gestione Acque - III Ciclo (2021-2027) del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale.

Le diverse Fasi di elaborazione dei documenti di pianificazione (PTA e PGA) conferma l’individuazione sopra descritta delle acque di transizione e dei corpi idrici significativi: per le acque di transizione sono stati individuati 5 corpi idrici superficiali significativi, costituiti dai 4 laghi costieri Miseno, Fusaro, Lucrino e Patria e dalla laguna salmastra dei Variconi presso la foce del Fiume Volturno.

A ciascuno dei corpi idrici individuati è stata assegnata la categoria di rischio di raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale.

Sulla base delle indicazioni contenute nei Piani di settore l'ARPAC definisce le attività di monitoraggio e predispone i piani che contemplano le frequenze di campionamento ed i profili chimici e biologici da adottare.