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Frantoi e reflui oleari

Lo smaltimento delle acque di vegetazione e delle sanse umide, derivanti dalla lavorazione delle olive, costituisce una problematica ambientale non trascurabile nella regione Campania, visto l'elevato numero di frantoi oleari presenti sul territorio regionale.  In Campania i frantoi registrati sono quasi 500, localizzati soprattutto nelle province di Salerno (46%) e Benevento (20%), dove, peraltro, si concentra anche la maggiore produzione di reflui oleari. Le moderne tecniche di molitura (impianti continui) hanno apportato sicuramente una ottimizzazione dal punto di vista del ciclo produttivo e della riduzione della manodopera ma hanno comportato anche un aumento della produzione delle acque di vegetazione rispetto al processo discontinuo, dovuto all'aggiunta di acqua per la diluizione della pasta di olive.

Numerosi studi e ricerche sono stati svolti con l'obiettivo di ridurre il carico inquinante delle acque di vegetazione, ma i risultati ottenuti non hanno trovato, finora, almeno in questa regione, un positivo riscontro da parte dei detentori dei reflui oleari, soprattutto a causa degli ancora onerosi investimenti richiesti dalle tecnologie proposte. In regione Campania, una soluzione molto utilizzata è rappresentata dallo spandimento sul suolo dei reflui oleari a beneficio dell'agricoltura. Tale pratica, conosciuta anche con il termine di "fertirrigazione", è regolamentata a livello regionale dalla "Disciplina Tecnica Regionale per l'utilizzazione agronomica delle acque di vegetazione e delle sanse umide dei frantoi oleari, approvata con D.G.R.N. Leggi tutto

398 del 28 Marzo 2006, secondo quanto previsto dal Decreto Ministeriale del 6 Luglio 2005 "Criteri e norme tecniche generali per la disciplina regionale dell'utilizzazione agronomica delle acque di vegetazione e degli scarichi dei frantoi oleari ".

In ottemperanza al suddetto disciplinare regionale, i reflui oleari (riferendoci per comodità, con questo termine sia alle acque di vegetazione che alle sanse umide), possono essere utilizzati sui suoli agricoli sia per fini agronomici sia per recuperare le sostanze fertilizzanti e ammendanti in essi contenute. Lo stesso disciplinare definisce, però, sia le caratteristiche che i terreni agricoli, soggetti allo spandimento, devono possedere, sia le norme tecniche da rispettare, per tutelare l'ambiente nel suo complesso ed in particolare, il suolo, le acque superficiali e le acque di falda, nonché limitare il rilascio di esalazioni maleodoranti nell'ambiente.

Gli obblighi imposti riguardano le caratteristiche dei suoli (ad es. lo spandimento dei reflui oleari è vietato nei terreni non adibiti ad uso agricolo, nei boschi, nei terreni con colture orticole in atto, in terreni distanti meno di 200 metri dai centri abitati) e la distanza del terreno da corpi idrici superficiali o sotterranei (ad es. lo spandimento è vietato nei terreni in cui sono localizzate falde a profondità inferiore ai 10 metri o in terreni distanti meno di 10 metri dai corsi d'acqua superficiali). La mancata e non corretta applicazione delle norme tecniche dettate dalla disciplina regionale (DGR N°398/2006) rende l'utilizzazione agronomica dei reflui oleari, un'operazione "rischiosa" per l'ambiente in quanto può provocare danni all'agroecosistema, ossia alla fertilità dei terreni, alla qualità delle acque superficiali e sotterranee. Nello specifico, qualora i reflui oleari venissero a contatto con le falde acquifere o con le acque superficiali, potrebbero determinare sulle stesse diversi tipi di inquinamento come:

1. inquinamento da sostanze che consumano ossigeno (misurabile con il BOD5) a causa dell'elevato contenuto in sostanze organiche

2. inquinamento da polifenoli, sostanze queste che agiscono come inibitori di microrganismi ed enzimi;

3. inquinamento da sostanze tossiche (fitofarmaci) idrosolubili, che si concentrano tipicamente nelle acque di vegetazione.

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L'ARPAC è particolarmente attiva, sin dal 2002, nell'effettuare controlli ai sensi dell'art. 9 della L..574/1996 procedendo così alla verifica periodica delle operazioni di spandimento delle acque di vegetazione a fini di tutela ambientale.Tali controlli riguardano in media, ogni anno, l'11% dei frantoi regionali. Come detto, però, la pratica dello spandimento agronomico dei reflui oleari non è scevra da rischi per l'ambiente, Per questi motivi l'ARPAC ha realizzato nel triennio 2007 – 2010, un "Piano di Monitoraggio nell'ambito dell'Utilizzo Agronomico delle acque di vegetazione e delle sanse umide dei Frantoi Oleari", finanziato dall'Assessorato Regionale all'Agricoltura della Regione Campania in applicazione del DM del 06.07.2005. Tale decreto ha prescritto a tutte le regioni d'Italia, con più di 50 frantoi, un monitoraggio triennale dei suoli oggetto di spandimento delle acque di vegetazione e delle sanse umide, nonché dei corsi d'acqua verso cui drenano i terreni sui quali si svolgono le operazioni di fertirrigazione. Si ritiene, infatti, che la corretta utilizzazione dei reflui oleari concorra alla tutela dei corpi idrici ed in particolare al raggiungimento o al mantenimento degli obiettivi di qualità di cui al D. Lgsn. 152/2006 e successive modifiche ed integrazioni. La finalità dell'azione di monitoraggio sono consistite, quindi, nel valutare le variazioni di alcuni parametri che nel suolo sono maggiormente influenzati da apporti dei reflui oleari, in relazione anche a specifiche condizioni pedologiche, climatiche ed agronomiche del sito. La valutazione ha interessato, inoltre, l'eventuale variazione delle caratteristiche qualitative delle acque verso le quali potrebbero drenare i reflui oleari oggetto di spandimento sui terreni. Successivamente al Piano, l'ARPAC ha realizzato, nel 2011, sempre su finanziamento dell'Assessorato Agricoltura, un lavoro, denominato "Individuazione delle aree agricole della Campania idonee allo spandimento delle acque di vegetazione dei frantoi oleari". In pratica si è proceduto ad acquisire dai Comuni competenti le comunicazioni/autorizzazioni presentate negli anni dagli utilizzatori agronomici dei reflui oleari e ad individuare cartograficamente le particelle di terreno utilizzate per la fertiirigazione. Quindi, mediante un sistema GIS, sono stati sovrapposti i diversi vincoli disposti dalle norme di settore al fine di individuare le porzioni di territorio idonee alla pratica dello spandimento. Sono stati, quindi, generati tanti strati (layer) quanti sono i vincoli la cui sovrapposizione permette un'analisi di dettagli della problematica affrontata. Tutti i lavori eseguiti con la regione Campania sono interamente scaricabili nella parte “Pubblicazioni”.

Le attività di controllo, effettuate dall’Agenzia sui frantoi, sono sintetizzate nelle seguenti tre tabelle descrittive. Nella tabella 1 sono indicati il numero di frantoi oleari censiti per ogni provincia (fonte dati Portale dell’Olio d’oliva del Sistema Informativo Agricolo Nazionale, SIAN anno 2024) e il numero di controlli annuali mediamente effettuati. Essi comprendono anche quelli che l’ARPAC, eventualmente, effettua su richiesta di Enti Territoriali o dell’Autorità Giudiziaria per specifiche criticità che possono rendere necessaria anche l’esecuzione di campionamenti e successive analisi di acque superficiali, per verificarne l’eventuale stato di inquinamento

 

Nella tabella 2 che segue è evidenziato un estratto di un dato storico relativo al numero di frantoi controllati a partire dalla campagna olearia 2002-2003 fino alla campagna 2012-2013

Successivamente le attività dell'Agenzia, programmate nel Piano Annuale delle Attività (PAA), sono state relazionate su base annua per cui la tabella 3, che segue, riporta, a partire dal 2014, il numero di controlli effettuati per anno oltre ad altre informazioni di dettaglio relative alle attività svolte.

Di seguito, nel grafico 1,  è rappresentata, nel tempo, la distribuzione delle attività di controllo rispetto alle province della regione.

Collateralmente alle attività di controllo sull'utilizzazione agronomica delle acque di vegetazione e delle sanse umide dei frantoi oleari, a partire dall’anno 2023, l’Agenzia sta effettuando attività di monitoraggio di suoli di siti agricoli utilizzati per la fertirrigazione con le acque di vegetazione e di corsi d’acqua superficiali, per valutare l’esistenza di eventuali fenomeni di inquinamento riconducibili al settore della molitura di olive. Tali attività sono previste dal “Piano Regionale di Monitoraggio relativo all’utilizzazione agronomica delle acque di vegetazione e delle sanse umide dei frantoi oleari”, predisposto ai sensi della DGRC n. 398/2006. Il Piano, alla cui redazione ha collaborato anche ARPAC, prevede (salvo eventuali correttivi delle attività) il monitoraggio, nell’arco di tre anni, di un totale di 30 suoli di siti agricoli (da individuarsi nell’ambito delle 5 province campane), attraverso il prelievo e l’analisi di 60 campioni di suolo e di un totale di 9 corsi d’acqua superficiali (da individuarsi nelle aree maggiormente interessate dalla presenza di frantoi), attraverso il prelievo di 108 campioni di acque con successive analisi. I risultati di tale attività saranno divulgati al completamento delle stesse previsto per l’anno 2025.

L’Agenzia, inoltre, anche in questo ambito, svolge attività di formazione, informazione, e supporto agli Enti.

Legge 11 novembre 1996, n. 574 ad oggetto "Norme tecniche in materia di utilizzazione agronomica delle acque di vegetazione e di scarichi dei frantoi oleari";

Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali del 6 Luglio 2005 ad oggetto "Criteri e norme tecniche generali per la disciplina regionale dell'utilizzazione agronomica delle acque di vegetazione e degli scarichi dei frantoi oleari"; (pubblicato sulla G.U. n. 166 del 19.07.05)

DGR n.398 del 28.03.2006 ad oggetto la "Disciplina tecnica regionale per l'utilizzazione agronomica delle acque di vegetazione e delle sanse umide dei frantoi oleari";

DRD n. 258 del 3.07.06 ad oggetto "Guida alla disciplina tecnica per l'utilizzo agronomico delle acque di vegetazione e delle sanse umide dei frantoi oleari";

D. Lgs. 3 aprile 2006, n.152 e ss.mm.ii recante "Norme in materia ambientale" e ss.mm.ii.

DPR N. 59  DEL 13 Marzo 2013 - Regolamento recante la disciplina dell‘Autorizzazione Unica Ambientale (AUA) e la semplificazione di adempimenti amministrativi in materia ambientale gravanti sulle piccole e medie imprese e sugli impianti non soggetti ad autorizzazione integrata ambientale, a norma dell'art. 23 del DL9.02.2012, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla Legge 04.04.2012, n. 35. 

Delibera della Giunta Regionale n. 168 del 26.04.2016 - D.P.R. 13 marzo 2013 n. 59 - Approvazione "Guida Operativa - Procedura di rilascio dell'Autorizzazione Unica Ambientale (AUA) e Modello Unico regionale di istanza".

Guida Operativa  Procedura di rilascio dell'Autorizzazione Unica Ambientale (AUA) - D.P.R. 13 marzo 2013, n. 59".

Modello unico regionale di "Istanza di autorizzazione Unica Ambientale" - AUA ai sensi del D.P.R. 13 marzo 2013, n. 59.

Modello di "Comunicazione di avvio del procedimento  - (art. 7 Legge 241/1990) per il rilascio di Autorizzazione Unica Ambientale ai sensi e per gli effetti del D.P.R 13 marzo 2013, n. 59.

Circolare Regione Campania del 28/10/20 - Nota di chiarimenti DGR n. 398 del 28.03.06 “Disciplina tecnica per l’utilizzazione agronomica delle acque di vegetazione e delle sanse umide dei frantoi oleari”.